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RICORDO DI BINO OLIVI

di Gerardo Mombelli

“Io sono nato a Treviso nel 1925, da una vecchia famiglia di borghesia cittadina. L’ambiente familiare era quello classico delle famiglie cattoliche moderate del Veneto, abbastanza agiate e strettamente legate alla gerarchia ecclesiastica, con in più una vecchia tradizione di reggimento della cosa pubblica locale, che è una delle caratteristiche salienti dei cosiddetti cattolici liberali del Veneto.”

Con queste parole Bino Olivi, scomparso a Roma il 14 febbraio scorso, inizia a raccontare la propria vita in una lettera a Roberto Ducci, il quale, nel 1964, avrebbe dovuto prefare “L’Europa difficile”, il primo libro scritto da quello che era allora il Portavoce della Commissione della Comunità Economica Europea. Un titolo felice per un insieme di saggi sui protagonisti dell’iniziativa europea, che l’autore avrebbe mantenuto anche per le successive edizioni della sua opera più significativa, dedicata alla storia dell’integrazione, il primo testo europeo che ricostruisce organicamente le vicende della CEE.

Olivi – giovane partigiano prma nelle file garibaldine, poi nelle Brigate autonome – entra in magistratura subito dopo la laurea e vi resta per otto anni, nonostante si considerasse “troppo fazioso per essere un buon giudice”.

Nel 1960, chiamato al Gabinetto del Commissario Caron, diventa funzionario comunitario e nel 1961 Portavoce unico della Commissione, funzione che eserciterà per 17 anni.

“In tanti anni vissuti a Bruxelles mi ero talmente impregnato d’Europa e dei problemi della sua unificazione, da sentirmi protagonista degli accadimenti…..” scriverà nell’introduzione del suo ultimo libro (L’Europa del terzo millennio, EDIESSE, 2010), pubblicato a pochi mesi dalla morte.

E in realtà, attraverso la sua attività di brillante funzionario europeo e di acuto cronista della evoluzione del processo di integrazione, Bino Olivi ha fornito una preziosa testimonianza e un vivace ritratto del significato dell’esperienza comunitaria e della presenza italiana a Bruxelles.

In particolare, da militante federalista e da ammiratore di Altiero Spinelli, ha certamente contribuito a superare, a far superare, una concezione dell’europeismo italiano, come dire? puramente sentimentale o prevalentemente dottrinaria.

16 febbraio 2011