INFOCIVICA ritorna alla home “Infocivica vuole  facilitare il rapporto tra i cittadini, le istituzioni e gli organismi pubblici favorendo l'ideazione e la realizzazione di programmi di servizio pubblico e 
di servizi di pubblica utilità nella società dell'informazione.“
Home
Chi siamo
Documenti
Proposte editoriali di Infocivica
Eventi
Media Club e Forum di Infocivica

Francisco Rui Càdima

text

Beata Klimkiewicz
Philip Schlesinger
Enrico Menduni

EVENTO INFOCIVICA
E' POSSIBILE COSTRUIRE UNA TELEVISIONE PUBBLICA EUROPEA?
Torino Prix Italia – 24 settembre 2009


Francisco Rui Càdima

Coordinatore Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Università Nuova di Lisbona.

saggio conclusivo di Francisco Rui Càdima


LA LEGGITIMAZIONE DEI MEDIA DI SERVIZIO PUBBLICO NELL'ERA DIGITALE
(abstract preliminare)


I. Il servizio pubblico televisivo nel contesto europeo: dal nostro punto di vista è sempre mancata una riflessione sulla ridefinizione della missione di servizio pubblico inteso nei termini di una maggiore prossimità di fronte al progetto di costruzione europea. Innanzitutto risulta decisivo affrontare la relazione fra servizio pubblico televisivo (SPT) e l’Idea di Europa – pensare soprattutto in che modo il SPT possa contribuire ad approfondire il consolidamento del progetto europeo; in secondo luogo e conseguentemente, occorre favorire una maggiore sintonia fra il servizio pubblico nei Paesi Membri e una nuova strategia di comunicazione europea centrata sull’idea di messaggio e non di « massaggio»; infine, riteniamo utile invocare un profondo compromesso fra l’audiovisivo europeo e l’Europa dei cittadini, il che potrebbe tradursi nella proposta di istituire un dibattito ampio e permanente su questo tema, coinvolgendo e aggregando le istituzioni europee (Commissione, Consiglio Europeo, Parlamento Europeo, ma anche l’UER) gli esperti, le università, gli operatori, associazioni, ecc.

II. Sulla migrazione verso il mondo digitale: la ridefinizione della missione del SPT su questo terreno – sui nuovi «ambienti » Web – dovrebbe essere accompagnata in un primo tempo dal consolidamento di fronte al modello classico di radiodiffusione, nella fattispecie dei bisogni in materia di qualità e di quantità dei contenuti di origine europea ; occorrerebbe altresì tentare di fare in modo che la presenza sul web degli operatori pubblici sia pienamente garantita in forme diverse da quelle che si limitino a « mimetizzare » iniziative già esistenti (in materia di contenuti, servizi informativi, ecc.), il che ci riporta alla questione, in particolare, di come approdare ad una prospettiva che si basi su questo nuovo compromesso fondato, sia sull'idea di Europa, sia sull'eredità culturale europea, e parimenti su un modello di media pubblici "public media" che sia chiaramente alternativo/complementare all’offerta degli operatori commerciali (in radiodiffusione lineare come in modalità a richiesta nel web); infine vorremmo suggerire di analizzare le nuove dinamiche relative al concetto e alla pratica digitale del SPT per quanto attiene a coerenza del modello, finalità (in relazione anche al contesto più generale delle politiche dell'Unione Europea) e alla valutazione trasparente dell'incidenza globale dei nuovi servizi mediatici finanziati grazie al ricorso a fondi pubblici, come appena sostenuto dalla Commissione Europa.

III. Approfondire il dibattito sul nuovo ruolo e sugli effettivi destinatari del SPT in ambiente digitale – rispondendo di nuovo all’interrogativo se essi vadano considerati in quanto cittadini o consumatori? Su questo tema, vanno certamente rivisti nel contesto digitale i concetti di pluralismo, diversità e di cittadinanza. Si tratta in questo caso di questioni centrali alle quali far riferimento, decisive per legittimare il prosieguo del modello e direi persino l’esistenza futura di un SPT. Occorre su questo punto affrontare diversi aspetti – ad esempio chiarire, nel contesto competitivo digitale, il seguente: quali contenuti europei vanno promossi nelle televisioni pubbliche e rivolti a quali platee ed audience? Se siamo d’accordo con Daniel Dayan quando sostiene che « l’audience costituisce il lato doppio oscuro del pubblico»?. Se i contenuti audiovisivi nazionali risultano ancora necessari e sufficienti per raggiungere le quote di produzione europea previste dalle Direttive comunitarie? Infine, se siamo d’accordo che il servizio pubblico debba rispondere, non tanto alle esigenze audiometriche commerciali, quanto soprattutto ad indicatori qualitativi, ad una sorta di « qualimetria», ovvero ad indagini regolari qualitative di verifica e monitoraggio relativo all’assolvimento della missione del SPT (seguendo le recenti evoluzioni adottate dal modello francese e da quello spagnolo). In conclusione, occorrerebbe discutere la missione dei SPT in relazione alle nuove platee raggiunte dai media partecipativi digitali (social media) e al loro contributo per rafforzare la coesione sociale e culturale dell’Europa, con particolare attenzione nei confronti dei gruppi e delle culture minoritarie, infine in riferimento alla qualità dell'accesso e in relazione alla presenza della società civile e alle sue molteplici voci. In parole povere, si tratta di pensare ad una nozione di «public value», di valore pubblico del servizio pubblico centrata sul consolidamento del progetto di costruzione europea, fondato sulla coesione sociale, la diversità culturale ed anche sull’esperienza di una nuova forma di cittadinanza attiva.

Link utili:

http://www.erc.pt/index.php?op=vernoticia&nome=noticias_tl&id=277

- Sumário Executivo do Relatório de Regulação 2008

- Texto completo em versão digital do Relatório de Regulação 2008

Articolo:

ERC preocupada por RTP continuar a imitar SIC e TVI

http://www.jornaldenegocios.pt/index.php?template=SHOWNEWS&id=381680