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INFOCIVICA - IDENTITA' E DIVERSITA' DELL'EUROPA
1° seminario di approfondimento. La trasformazione della società, la domanda e la nuova missione dei media di servizio pubblico nella società dell'informazione e della conoscenza
Torino Prix Italia – 21 settembre 2010

Parte seconda - RIPROGETTARE L'IDENTITÀ DEI SERVIZI PUBBLICI IN EUROPA.
La proposta di Infocivica al Gruppo di Torino

Bruno Somalvico

Segretario Generale Associazione Infocivica

Sintesi in tempo reale.

Il Segretario Infocivica, interviene ricordando il lavoro sotterraneo di chi sta mettendo in rete i contenuti che mano a mano si stanno sviluppando nel corso del convegno, ha ricordato che questa è una strada per una più ampia condivisione seminariale. Scendendo più nel vivo del suo intervento, ricorda il declino della televisione generalista, l’inizio della frammentazione delle platee televisive e il ruolo crescente del telespettatore nella costruzione delle proprie diete mediatiche. Cambiano le componenti del sistema con la messa in discussione dei modelli tradizionali e l’entrata di nuovi operatori nel mercato. Sorgono nuove piattaforme ibride destinate a traghettare la radio e la televisione dalla radiodiffusione circolare (broadcasting) verso le nuove reti a larga banda (broadband). Viviamo ormai una nuova fase in cui il futuro della radiofonia e della televisione è legato al mondo della Rete. E la frammentazione degli ascolti e la moltiplicazione delle offerte accelerano la fine della centralità della televisione generalista e della comunicazione di massa, degli utenti e soprattutto nuove forme di coesione sociale e di creazione di un “sensus communis”.
In questo contesto Somalvico è convinto che i servizi pubblici possono ritrovare una prerogativa importante se non decisiva in questa fase di coabitazione ibrida fra media lineari e nuovi media partecipativi, contribuendo in maniera decisiva al superamento di una società atomizzata e frammentata come quella attuale. Proprio per questo la Rai del Terzo Millennio - alla vigilia della scadenza della sua Convenzione con lo Stato Italiano in scadenza nel 2015 - deve ritrovare lo spirito riformatore della stagione dei congressi all’inizio degli anni Settanta. Fondamentale momento per catalizzare una riflessione potrebbe essere senz’altro il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Capire il nuovo scenario della comunicazione crossmediale significa tornare a restituire alla politica e alle istituzioni pubbliche uno scettro di responsabilità nelle scelte di fondo per favorire nella nuova società dell’informazione e della conoscenza pari condizioni a tutti i cittadini sia nell’accesso all’informazione sia nella loro possibilità di esprimersi liberamente e di condividere informazioni e messaggi senza condizionamenti nel rispetto delle regole di una moderna convivenza civile.

Continua la sintesi in tempo reale

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Scaletta seguita dal segretario Bruno Somalvico nel suo intervento:

Il percorso che proponiamo per il servizio pubblico nell'era della frammentazione crossmediale

Per la televisione si sta realizzando quanto avevamo previsto alla metà degli anni Novanta annunciando La fine della Comunicazione di massa, ovvero il declino della televisione generalista, l’inizio della frammentazione delle platee televisive e il ruolo crescente del telespettatore nella costruzione delle proprie diete mediatiche. Viviamo ormai in una terza stagione della televisione, in un nuovo ciclo, dopo quello del monopolio e del sistema misto, caratterizzato dalla frammentazione. Giuseppe Richeri ne ha evidenziato quattro caratteristiche:

  • si allargano e diversificano le condizioni di offerta e di accesso ai contenuti televisivi e si riduce la barriera d’accesso al mercato;
  • finisce il rapporto biunivoco fra contenitore e contenuto e si inizia ad accedere ad un’ampia gamma di programmi diversi e in concorrenza con quelli televisivi;
  • diventa motore di crescita del mercato il pagamento diretto dei programmi da parte degli utenti in sostituzione della pubblicità;
  • si frammentano gli ascolti e i luoghi mentre crescono le modalità di fruizione, non più solo in casa ma ovunque grazie ai contenuti disponibili sui “videofonini” e ai file audio e video spediti via mail o caricati in rete e fruiti in tempo reale o differito su personal computer o attraverso set top box e videoregistratori personali PVR.

In questa terza stagione della radio e della televisione nell’era della crossmedialità cambiano le componenti del sistema con la messa in discussione dei modelli tradizionali (da catena del valore a rete del valore) e l’entrata di nuovi operatori nel mercato (produttori di elettronica, società di informatica, aggregatori di contenuti). Nel nuovo comparto si moltiplicano le imprese, vedono la luce nuovi soggetti, sorgono nuove piattaforme ibride destinate a traghettare la radio e la televisione dalla radiodiffusione circolare (broadcasting) verso le nuove reti a larga banda (broadband), si trasformano gli editori da braodcaster radiofonici e televisivi o di giornali della carta stampata in fornitori di servizi di media audiovisivi e di giornali e libri elettronici. Dal canto loro i vecchi radiodiffusori pubblici (Public Service Broadcaster), sviluppando anch’essi nuovi servizi in rete non lineari, si vanno riconfigurando come media di servizio pubblico (Public Service Media).

Dalla Babele elettronica d’inizio millennio alle nuove forme di aggregazione della Rete.

Viviamo ormai una nuova fase in cui il futuro della radiofonia e della televisione è legato al mondo della Rete. Inizialmente caratterizzato da una forte instabilità e imprevedibilità, in occasione della bolla speculativa che ha colpito Internet all’inizio del nuovo Millennio, l’universo del web, da Babele elettronica caotica da noi descritta in un saggio della prima metà dello scorso decennio, inizia a strutturarsi ed organizzarsi negli anni Dieci sia attorno a piattaforme proprietarie imposte da alcuni giganti come Apple, Google e Microsoft, sia attraverso nuove incoraggianti iniziative come il progetto Canvas nel Regno Unito che si propone di sviluppare standard tecnici aperti con piattaforma Open IP Tv al fine di promuoverne l’adozione da parte del più ampio numero possibili di attori della filiera (costruttori, editori di contenuti, fornitori di connessione a internet) giudicando indispensabile la loro cooperazione per assicurare un’ordinata transizione dal Broadcast al Broadband.

La frammentazione degli ascolti e la moltiplicazione delle offerte accelerano la fine della centralità della televisione generalista e della comunicazione di massa, ovvero l’abbandono dell’universalità del servizio a favore di un accesso selettivo basato sulle capacità economiche e socioculturali del pubblico. Queste tendenze in atto estendono in qualche modo alla televisione la frattura digitale fra inforicchi ed infopoveri rilevata e denunciata una decina di anni or sono e allora limitata all’accesso ad Internet e all’uso del computer, rendendo necessarie nuove modalità di aggregazione e di partecipazione attiva da parte degli utenti e, soprattutto, nuove forme di coesione sociale e di creazione di un “sensus communis”, ovvero nuove forme condivise di aggregazione e di appartenenza ad una comunità capaci di prendere il posto delle “grandi cerimonie” trasmesse nel secondo Novecento dalla televisione generalista.

Il successo dei social network fra i giovani è troppo recente per consentirci di capire se essi riusciranno nel tempo a soddisfare questa esigenza e in ogni caso nonostante la tumultuosa crescita della telefonia cellulare e degli sms dall’accesso a Internet rimane ancora escluso oltre un terzo delle famiglie italiane.

Per un servizio pubblico crossmediale nella società dell’informazione e della conoscenza

Rimaniamo convinti che i servizi pubblici possano ritrovare una prerogativa importante se non decisiva in questa fase di coabitazione ibrida fra media lineari e nuovi media partecipativi. Anche in questo caso siamo certi che solo se sapranno adeguare la loro mission ai nuovi bisogni della società di oggi, svolgeranno una funzione primaria al fine di garantire una ordinata transizione dall'attuale Babele elettronica ad una nuova, ricca ed ordinata offerta crossmediale. Contribuiranno insomma in maniera decisiva al superamento di una società atomizzata e frammentata come quella attuale, favorendo la nascita di una società sempre più aperta e reticolare dove le singole individualità e personalità riusciranno a ritrovare valori condivisi e sapranno riaggregarsi e comunicare in forme inedite.

I media di servizio pubblico – di fronte alla saturazione delle risorse economiche tradizionali e a trend decrescenti nei tassi di crescita annuali non solo del canone ma anche della pubblicità - sono certo oggi un costo della democrazia. Ma senza di essi le nostre società democratiche potrebbero diventare più povere.

La Rai del Terzo Millennio - alla vigilia della scadenza della sua Convenzione con lo Stato Italiano del 2015 - deve ritrovare lo spirito riformatore della stagione dei congressi all’inizio degli anni Settanta. La Rai riuscì attraverso una concorrenza interna al monopolio ad uscire da un regime ingessato come quello degli anni precedenti soddisfacendo le aspettative non solo di allargamento del pluralismo ma anche di partecipazione della società civile alla riforma del servizio pubblico e alla crescita della libertà d’antenna.

Si tratta di una problematica che torna ad essere di grande attualità in questa fase di passaggio dalla centralità della radio e soprattutto della televisione a quella della Rete ovvero di quella che sarà la futura Internet con la coesistenza di media lineari e non lineari, media tradizionali e media partecipativi, contenuti generati in base a precisi obblighi, a determinate missioni di servizio pubblico, destinate all’intera collettività, e contenuti generati direttamente dagli utenti, destinati a singoli settori se non addirittura a singoli utenti. Non più Centofiori ma una miriade di sciami, di gruppi di utenti che bivaccano scambiandosi segnali e interagendo sempre di più con gli editori responsabili dei palinsesti tradizionali. Da questo sciame può nascere un nuovo ordine reticolare capace di formare e plasmare le generazioni di questo primo scorcio di Millennio e di esercitare un impatto nell’organizzazione e nella distribuzione del sapere dei prossimi decenni

L’occasione del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia: il 2011 anno zero del nuovo portale dell’Italia in Rete

Il 2011 può essere l’occasione per rievocare la storia della radio e della televisione in Italia nel Novecento e per avviare anche in Italia una profonda riforma del servizio pubblico e un’ordinata transizione verso la crossmedialità, conferendo alla Rai - come avviene nel Regno Unito con il ruolo propulsore della BBC nella realizzazione del progetto Canvas – un ruolo decisivo nella costruzione di una piattaforma ibrida aperta Open IPTV per favorire un accesso equo e non discriminatorio a tutti i servizi della società dell’informazione e della conoscenza attraverso la creazione di un grande portale nazionale e di un vero e proprio hub della crossmedialità nel cuore del Mediterraneo.

Nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, la radio, nata nel 1924, aveva poco meno di 40 anni ed era lo strumento di comunicazione più presente nelle case degli italiani, anche se la televisione, avviata sette anni prima (nel 1954) cominciava ad imporsi e avrebbe ben presto conquistato il primato. Il cinema era allora il principale strumento di svago degli italiani e, come il teatro e la musica classica, veniva fruito collettivamente principalmente nei cinematografi o, d’estate, nelle arene. Cinquant’anni dopo, il cinema – superata la crisi degli anni Settanta e soprattutto degli anni Ottanta quando si impone il mercato home video - conosce una ripresa grazie alle multisale e al cinema tridimensionale ma soprattutto grazie alla pay tv e alla fruizione individuale via Internet in forme che non sempre tutelano la proprietà intellettuale. La radio è una signora in età avanzata, poco meno che novantenne, e la televisione una cinquantasettenne mamma matura, che si appresta a diventare nonna.

Nonna Rai si appresta a sua volta a cedere lo scettro alla Rete. La radio e la televisione sono infatti destinate a confluire in un nuovo grande reticolo elettronico crossmediale a banda larga nel quale i suoi servizi lineari saranno destinati a convivere sempre di più con le nuove reti partecipative del web e i nuovi servizi direttamente scaricabili in rete, oltre che con quotidiani, periodici e libri. Un tale reticolo modificherà probabilmente in profondità i comportamenti degli utenti. Dopo aver adottato il telecomando per azionare il televisore e dopo aver acquistato i decoder per ricevere i nuovi segnali televisivi digitali, gli italiani grazie a nuovi dispositivi e terminali (dai videofonini ai lettori di giornali e libri elettronici come I-PAD) daranno vita a nuove diete mediatiche ibride sempre più personalizzate e svincolate dalle barriere spaziali e temporali, consentendo a tutti di comunicare con tutti, ovunque e in qualsiasi momento della giornata.

Conclusioni

Capire il nuovo scenario della comunicazione crossmediale significa tornare a restituire alla politica e alle istituzioni pubbliche a tutti i livelli, a cominciare degli enti locali, uno scettro di responsabilità nelle scelte di fondo per favorire, nella nuova società dell’informazione e della conoscenza, pari condizioni a tutti i cittadini, sia nell’accesso all’informazione, che nel loro diritto ad esprimersi liberamente e di condividere informazioni e messaggi senza condizionamenti nel rispetto delle regole di una moderna convivenza civile.
L’Italia dopo aver unificato a partire dal 1961 grazie alla televisione la lingua degli italiani può fare del Centocinquantenario il punto di partenza di un nuovo servizio pubblico crossmediale in grado di:

  1. costruire un’ordinata transizione verso le reti a banda larga,
  2. acquisire un nuovo grande patrimonio digitale accessibile a tutti e realizzato con il concorso di tutti,
  3. realizzare un nuovo distretto digitale crossmediale in grado di operare all’interno di un quadro di regole del gioco più semplici e trasparenti, con un sistema di imprese editoriali, audiovisive e dello spettacolo ma anche con altri attori impegnati nella formazione, nel turismo e nella promozione dei nostri prodotti, all’altezza delle nuove sfide.

Solo in questo modo – come recita il Documento politico programmatico di Infocivica - l’Italia non subirà il divario digitale, recuperando il gap tecnologico perduto in questi cinquant’anni, restituirà splendore al proprio patrimonio, parteciperà attivamente ai processi decisionali all’interno delle istituzioni internazionali, senza subire le pressioni dei grandi conglomerati mondiali, saprà soddisfare - con il concorso di tutti, in primo luogo delle collettività locali e delle regioni coordinate dagli Stati Membri e dall’Unione Europea all’interno di nuovi organi di governance planetari - i fondamentali principi di libertà di comunicazione e di conseguente autodeterminazione politica previsti per i cittadini in tutte le carte costituzionali europee.

Vedi anche:

CONFERENZA INFOCIVICA 2009
E' POSSIBILE COSTRUIRE UNA TELEVISIONE PUBBLICA EUROPEA?
Problemi e prospettive aperte dal Trattato di Lisbona

Video CONFERENZA INFOCIVICA 2009