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Enrique Bustamante Ramirez

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Enrico Menduni

EVENTO INFOCIVICA
E' POSSIBILE COSTRUIRE UNA TELEVISIONE PUBBLICA EUROPEA?
Torino Prix Italia – 24 settembre 2009

 

Enrique Bustamante Ramirez

Enrique Bustamante Professore di Comunicazione Audiovisiva e pubblicità all’Università Complutense di Madrid, già membro del Consiglio per la Riforma dei mezzi di comunicazione di titolarità statale, 2004-2005

DI FRONTE ALLE SFIDE DELL'ERA DIGITALE, NUOVE MINACCE PER IL SERVIZIO PUBBLICO EUROPEO

Il servizio pubblico di radiodiffusione europeo si trova in questi ultimi anni alle prese con alcune sfide di un’ampiezza sinora mai raggiunta. Tali sfide sono scaturite dalla deregulation e dall’emergere di un settore privato che lo hanno costretto a ripensare le proprie strutture e le proprie strategie. Il rapido passaggio alla televisione digitale, con la conseguente moltiplicazione dell'offerta televisiva digitale terrestre e la frammentazione degli ascolti, rendono ormai necessaria una traduzione delle sue missioni nell’universo di Internet ed esigono altresì nuove definizioni professionali derivanti dalla comparsa della nozione di “editore multi-piattaforma e multi-supporto, ponendo dunque un tale servizio pubblico di fronte ad una sfida che richiede volontà politica, qualità professionali appropriate e mezzi finanziari adeguati.


Come abbiamo approfondito in un testo recente ( * 1), questi nuovi requisiti si sono tradotti in maniera del tutto inappropriata in pratiche reali all’altezza di queste sfide nella maggior parte dei paesi europei, e ciò in particolare nei paesi dell’Europa latina - nei quali la cultura di servizio storicamente è sempre stata vissuta in un quadro di subordinazione ai poteri politici - e in quelli dei nuovi Paesi membri dell’Unione Europea provenienti dall’ex blocco dell'Est, caratterizzati da decenni di “socialismo reale” e quindi sottomessi dopo il 1989 ad una deregulation selvaggia del sistema radiotelevisivo.

Ciononostante, negli ultimi anni, le riforme democratiche approvate in Paesi come il Portogallo (2000-2004) o la Spagna (2006) sembrano aver delineato la fine di questa sorta di “maledizione” mediterranea a profitto di un panorama audiovisivo più articolato e variegato, ma nel rispetto di alcuni prerequisiti fondamentali per un modello europeo di servizio pubblico (indipendenza politica, contratti di programma rispondenti a precise missioni, prevalenza del finanziamento pubblico rispetto agli altri introiti commerciali…).

Contemporaneamente abbiamo cercato di analizzare in che modo (unitamente alla possente pressione esercitata dai settori privati in ambito nazionale), i Documenti e le Direttive dell’Unione Europea hanno contribuito a creare un clima poco favorevole ad un qualsiasi rafforzamento del servizio pubblico. Ciò si è tradotto nell’assenza di qualsivoglia statuto giuridico chiaro e preciso per queste istituzioni peraltro riconosciute “di interesse economico generale”, dimostrando su questo punto grande contrasto rispetto alla «flessibilità» di cui molto frequentemente ha dato prova la stessa Unione Europea nei confronti dei grandi gruppi privati.

In questo contesto le recenti riforme adottate in Francia e in Spagna non possono che riacutizzare incertezze e timori quanto alla possibilità che possano espandersi a macchia d’olio in altri Paesi. Inaugurata con la missione di studio e il successivo Rapporto Copé, su basi che si pretendevano progressiste, prevedendo la totale soppressione della raccolta pubblicitaria sulle reti di France-Télévision a partire dalla fine del 2010 (a partire dal 2009, tale divieto è reso effettivo impedendo la trasmissione di spot nel prime-time e nelle successive fasce di programmazione), questa politica ha trovato un’ampia eco in Spagna dove è stata approvata per decreto la scomparsa totale della pubblicità sulle reti di Television Española TVE entro la fine del 2009.

Queste due riforme, contraddistinte dalla medesima natura sebbene adottate da governi di obbedienza politica opposta, in entrambi i casi prendono pretesto dall’attuale crisi economica. Tuttavia, richiamandosi in un caso come nell’altro ad una pretesa concezione di purezza del servizio pubblico senza preoccuparsi delle concrete dinamiche economiche, consegnano sia il servizio pubblico sia il mercato pubblicitario ai diktat del mercato. Riforme come quelle adottate sia in Francia sia in Spagna sono state precedute o seguite da provvedimenti di deregulation che hanno portato benefici ai gruppi privati (alleggerimento delle regole di inquadramento della pubblicità, degli obblighi di investimenti a favore del cinema o della produzione audiovisiva indipendente, o delle normative antitrust…). In questo modo si sono realizzate in Francia come in Spagna profonde ristrutturazioni dei comparti audiovisivi nazionali con la sola preoccupazione di realizzare profitti politici a breve termine.

Di fronte al canone o al finanziamento diretto da parte dello Stato, in quanto fonti finanziarie pubbliche, di fronte alla pubblicità come fonte cui ricorrere importante ma sempre più controllata, emergono oggi fonti inedite, quali le tasse sull’utilizzo dello spettro delle frequenze radioelettriche, sulla raccolta pubblicitaria delle emittenti commerciali, sul fatturato degli operatori di telecomunicazioni e sui fornitori di accesso a Internet… Tuttavia esse si dimostrano piuttosto problematiche nella loro messa in opera sia a causa delle reticenze che esse possono suscitare sia a causa delle regole comunitarie.

Il prevedibile conseguente indebolimento del servizio pubblico lo porrebbe in una situazione di irrimediabile precarietà, in un momento come questo caratterizzato dalla crisi economica e da un indebitamento colossale dei nostri Paesi.

Al di là delle questioni che riguardano l'avvenire di questi nuovi modelli, emergono come corollario molteplici interrogativi riguardanti il breve come il lungo termine. Che ne sarà della nuova gestione di questi enti pubblici? Che impatto eserciteranno le strategie di influenza in un contesto non competitivo di raccolta della pubblicità, (al contrario rispetto alle dinamiche che si sono prodotte con la rincorsa all'audience)? Quali saranno i costi dei palinsesti per coprire gli spazi di programmazione lasciati liberi dagli spot pubblicitari? Quale sarà il loro ruolo in quanto motore per la produzione audiovisiva, che peso eserciteranno i gruppi di pressione in un futuro caratterizzato da un sistema sempre più spostato a favore del mercato?

Note

* 1 Enrique Bustamante , "Public Service in the Digital Age. Opportunities and Threats in a Diverse Europe", in Isabel Fernández Alonso, Miquel de Moragas ( a cura di ) , Communication and Cultural Policies in Europe , Barcelona, Generalitat de Catalunya, Colección Lexikon, 2008, pp. 185-215