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Philip Schlesinger

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Enrico Menduni

EVENTO INFOCIVICA
E' POSSIBILE COSTRUIRE UNA TELEVISIONE PUBBLICA EUROPEA?
Torino Prix Italia – 24 settembre 2009

 

Philip Schlesinger

Centro di Ricerca di politica culturale - Università di Glasgow

saggio conclusivo di Philip Schlesinger


SERVIZIO PUBBLICO: UN TERRENO DI MANOVRA MOLTO COMPLESSO
(abstract preliminare)

Questo incontro contiene in sé una sfida ancora più grande: dire se  è possibile costruire una televisione europea di servizio pubblico. Desidero ricordare alcune condizioni preliminari a tale progetto, soprattutto a partire dalle riflessioni nate dall'esperienza britannica per  essere poi proiettate dentro il perimetro allargato del contesto europeo. La mia intenzione non è di fare del modello britannico la misura-campione delle nostre riflessioni, ma piuttosto di sfruttare quello che tale modello ha di esemplare, la sua capacità di illustrare quello che potrà servire come base politica, economica e ideologica alla maggior parte dei nostri dibattiti. In particolare, permetterà di sottolineare l'estrema instabilità degli stessi paradigmi del nostro dibattito. 

Europeizzazione ?

Gli argomenti trattano della creazione di uno spazio europeo di comunicazione nel quale la televisione sarebbe stata chiamata a svolgere un ruolo centrale a partire da oggi fino ad almeno tre decenni fa. Tale idea è andata avanti di pari passo con il processo di integrazione europea. Durante il periodo post-sovietico, questa "europeizzazione"   è stata caratterizzata da un'estensione dei perimetri territoriali e di competenza dell'Unione Europea.

L'asserzione secondo la quale un processo di comunicazione condiviso è la premessa per una completa costruzione di una democrazia europea è stata determinante in tutte le discussioni, sia di carattere politico, che accademico. Abbiamo visto molti tentativi che mirano a dare corpo alla nozione di "sfera pubblica": dalla direttiva "Televisione senza frontiere" (1989 corretta nel 1997)  alla "Direttiva sui servizi di media audiovisivi" (2007, entrerà in vigore nel dicembre 2009), dalle coproduzioni televisive che beneficiano dell'aiuto dei programmi dell'UE, come MEDIA fino ai recenti sviluppi della già detta politica della comunicazione, fino all'incitamento della Commissione Europea che mira a colmare il suo "deficit democratico".

Parallelamente a questo sviluppo sono apparse, più di venti anni fa, talune aspirazioni ad uno spazio informativo Europeo che si è allargato fino al punto di cercare di impiantare una "società del sapere" in accordo con l'Agenda 2000 di Lisbona. In questo periodo la competitività economica globale e alcune trasformazioni tecnologiche, e non di meno quella che si è convenuto di chiamare economia digitale, ne furono i principali motori. Nello stesso tempo, il contesto dell'Unione Europea fu segnato pure dalla crescita incerta dello spazio culturale Europeo con la preminenza sempre più centrale data ai "Programmi culturali" da parte della  Commissione a partire dall'inizio degli anni 2000. Tutto questo potrebbe essere percepito come una tendenza "europeizzante".

Tuttavia resta il fatto che uno spazio comunicativo (e di conseguenza le ampie condizioni che possono rendere possibile una televisione di servizio pubblico) rimane fortemente dipendente dalla costruzione di uno spazio politico comune. Oggi tutti ne hanno preso atto.

Una televisione di servizio pubblico?

Una televisione europea di servizio pubblico potrebbe assumere svariati aspetti su cui si può discutere. Ciò pone delle questioni fondamentali sulla concezione che abbiamo della cittadinanza transnazionale e anche della fruizione transnazionale di cultura e di ciò che potrebbe motivarle e stimolarle.

Considerando la questione posta da Infocivica dal punto di vista britannico, potremmo chiederci in quale misura è ancora ragionevole parlare di televisione di servizio pubblico così come la conosciamo oggi. Nel Regno Unito parliamo abitualmente piuttosto di Radiodiffusione di Servizio Pubblico (Public Service Broadcasting) - cosa che comprende la radio di pubblico interesse - e progressivamente i dibattiti (riflettendo in questo le forme demoltiplicate di distribuzione numerica e la presenza d'ora in poi fondamentale del Web nell'offerta pubblica) si sono spostati verso la nozione di "contenuti di pubblico servizio."

Quest'ultimo termine solleva delle questioni fondamentali circa le relazioni tra contenuti e istituzioni e con tutta evidenza più in generale sui sistemi di distribuzione e come questi toccano la ragione d'essere e l'identità di ciò che viene proposto così come i loro modi di fruizione. Da questo stato di cose deriva la questione della regolamentazione nel senso dell'interesse pubblico e la questione delle condizioni di fattibilità. Per ragioni politiche e commerciali, il dibattito si svolge ad un livello statico. Se una televisione europea di servizio pubblico fosse possibile, sarebbe difficile immaginare che possa realizzarsi senza una struttura regolatrice europea.

Attualmente le delimitazioni e le forme di regolamentazione della Radiodiffusione di Servizio Pubblico da parte dell'Ofcom, specialmente per ciò che concerne la BBC, sono l'oggetto di un ampio dibattito nel Regno Unito. La questione del servizio pubblico deve essere più che mai difesa nei riguardi della sua peculiare "qualità pubblica"  e mettendo in discussione tutto quello che contrasta con la cosiddetta disciplina dei mercati. Nel Regno Unito, l'Ofcom e il BBC Trust pubblicano degli indici di valutazione della "qualità pubblica " e degli indici d'impatto di mercato. L'esistenza di tali strumenti di regolazione deriva da una cultura politica e una storia istituzionale specifiche - fortemente contestate ai nostri tempi - così che potremmo domandarci in quale misura queste pratiche potrebbero essere d'aiuto ed essere fin d'ora estese a un livello europeo al di là delle stesse ampie disposizioni della Direttiva sui servizi di media audiovisivi.

Lo Stato e la Nazione

Una difficoltà supplementare merita di essere segnalata e questa non è affatto legata alla situazione del Regno Unito in quanto tale nell'ambito europeo. Il Regno Unito è uno Stato composto di Nazioni che nel decennio passato ha realizzato delle istituzioni politiche addizionali e specifiche per la Scozia, i Paesi del Galles e dell'Irlanda del Nord. L'Inghilterra è esente da questa decentralizzazione (senza peraltro evocare il caso di Londra).

Nel caso della Scozia, tale decentramento politico ha radicalizzato le tensioni tra centro e periferia a proposito della politica in materia di radiodiffusione. Un nuovo limite è stato oltrepassato con nuove richieste per un aumento degli investimenti nella produzione e per un rafforzamento del controllo da parte del Parlamento della missione di servizio pubblico in Scozia.

La capacità del sistema attuale di prolungare nel tempo questa cosiddetta economia creativa nell'insieme del Regno-Unito e a fornire una forma appropriata di rappresentazione culturale a livello statale sono ormai discussioni permanenti. E' una questione politica, oltreché di regole e, in conclusione, di pratiche nel campo della radiodiffusione. Nel contesto attuale di crisi economica, è anche una questione che attiene alla spesa pubblica. In tale quadro europeo, è dunque con un nuovo sguardo che si deve considerare ormai la questione dell'articolazione tra Nazioni all'interno di Stati - membri e sfera pubblica transazionale. E tutto questo non resta mai senza conseguenze, qualunque sia la concezione che si ha di una televisione di servizio pubblico a livello europeo.

(Traduzione di Lino De Seriis)