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INFOCIVICA - IDENTITA' E DIVERSITA' DELL'EUROPA
1° seminario di approfondimento. La trasformazione della società, la domanda e la nuova missione dei media di servizio pubblico nella società dell'informazione e della conoscenza
Torino Prix Italia – 21 settembre 2010

IL QUADRO EUROPEO - FRANCIA

Pierre Musso

Professore ordinario di Scienze della Comunicazione presso l'Università di Rennes II

Sintesi in tempo reale:

Anche il Professor Pierre Musso ha puntato l’attenzione sugli effetti della riforma approvata nel marzo 2009 da Sarkozy che ha soppresso la raccolta pubblicitaria di France Télévisions.

La sua analisi prende l’avvio da una disanima della storia della televisione francese, che mette in luce tre differenti visioni del pluralismo: mentre infatti dal 1950 al 1975 il pluralismo ha significato monopolio pubblico; dal 1975 al 1995 il pluralismo ha significato pluralità degli operatori mentre dal 1995 al 2010 (in particolare con la legge del 9 marzo 2009) il pluralismo si è trasformato in concorrenza con una forte difesa dei gruppi editoriali privati e con una frammentazione audiovisiva che si è accentuata con l’introduzione della televisione digitale terrestre. Da blocco monolitico dominante, la televisione francese evolve in direzione della sua totale frammentazione. Con due conseguenze paradossali: da una parte più si indebolisce il settore pubblico, più si rafforzano i suoi obblighi. Dall’altra più cresce la concorrenza, la digitalizzazione e l’audience, più si regolamenta il settore pubblico. Ha anche analizzato nel dettaglio la legge del marzo 2009 che ha introdotto tre riforme: in primis la nomina e la revoca del Presidente di France Télévisions da parte del Presidente della Repubblica; la creazione di una «Impresa unica» che trasforma le società nazionali di programmi France 2, France 3, France 4, France 5 e RFO in servizi appartenenti al gruppo France Télévisions; la soppressione progressiva della pubblicità. Per rinnovare, quindi, la televisione pubblica occorre uscire da questi paradossi attraverso una regolazione del comparto audiovisivo nel suo insieme, tale da applicarsi sia al settore pubblico sia a quello privato.

 

Continua la sintesi in tempo reale

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Scaletta seguita dal prof Pierre Musso nel suo intervento:

Il quadro normativo francese e gli obblighi di France Télévisions

La disciplina sulla televisione pubblica francese è stata sconvolta dalla « riforma storica » approvata nel marzo 2009 con un appello del Presidente Sarkozy a favore di un «rinnovamento senza precedenti dell’audiovisivo pubblico» e in cui veniva annunciata la soppressione della raccolta pubblicitaria su France Télévisions. Questa riforma si iscrive nella continuità delle politiche di deregolamentazione del settore audiovisivo promosse in Francia e in Europa da una ventina di anni. La crescita della regolamentazione del settore pubblico viene attuata in un contesto di fondo caratterizzato dalla deregulation generalizzata e dalla frammentazione delle audience e degli attori nell’ambito dello sviluppo dei servizi digitali Deregolamentazione e digitalizzazione interessano simultaneamente l’insieme delle industrie della comunicazione.

La Legge del 5 marzo 2009 « relativa alla comunicazione audiovisiva e al nuovo servizio pubblico della televisione» modifica in alcuni punti quella del 30 settembre 1986, la cosiddetta «Legge Léotard », che rimane la base giuridica della regolamentazione audiovisiva. Quella Legge aveva rinunciato alla nozione di servizio pubblico a favore del «settore pubblico», e il ministro allora in carica, François Léotard dichiarato: «il servizio pubblico è un astro ormai defunto, la cui luce continua ad illuminarci, ma che è ormai morto» !

1. La continua riduzione del campo della televisione pubblica


A. Si possono distinguere tre stagioni legate a tre diverse concezioni del pluralismo e del perimetro del servizio pubblico:

  • dal 1950 al 1975, il pluralismo fu identificato con il monopolio pubblico, a sua volta confuso con il monopolio politico esercitato dal governo sull’informazione e la formazione dei cittadini-telespettatori. La televisione pubblica, definita come « la voce della Francia » dal Presidente Pompidou, deteneva il 100% della quota del mercato;
  • dal 1975 al 1995, il pluralismo si identifica con la pluralità degli operatori, il monopolio della programmazione è soppresso (nel 1982), l’audiovisivo subisce una deregulation, la società pubblica TF1 viene privatizzata (nel 1987) e nasce un sistema misto privato/pubblico. La televisione pubblica scende in poco tempo sotto la soglia del 50% della quota di mercato;
  • dal 1995 al 2010, il pluralismo si identifica con la concorrenza, paradossalmente accompagnata dalla difesa dei gruppi editoriali privati qualificati come «i gruppi campioni nationali ». La frammentazione audiovisiva si accentue con l’introduzione della televisione digitale terrestre, la cosiddetta TNT (télévision numérique terrestre) avviata nel 2005 (che attualmente detiene circa il 20% della quota di mercato), mentre la televisione pubblica raccoglie ormai solo il 35% della quota di mercato.
    Da blocco monolitico dominante, la televisione francese evolve in direzione del suo « éclatement», ovvero salta in aria, e della frammentazione: in primo luogo con la moltiplicazione degli attori sorti con la deregolamentazione, successivamente con lo sviluppo delle tecnologie digitale e l’ingresso di «nuovi entranti».

B. L’evoluzione della concezione del pluralismo e lo sviluppo della deregulation e della digitalizzazione comportano due conseguenze paradossali, se non schizofreniche, per la televisione pubblica:

  • una definizione tanto più precisa delle proprie missioni e degli obblighi quanto più cresce la concorrenza, alla permanente ricerca di una rifondazione della propria identità. Più si indebolisce il settore pubblico, più si rafforzano e si precisano gli obblighi derivanti dalla missione di servizio pubblico.
  • una sorta di «ritorno indietro» derivante dal rafforzamento del controllo esercitato dal governo, un rinnovamento della sua “statalizzazione”, ma in un contesto di concorrenza più agguerrita. Tanto più crescono la concorrenza e la digitalizzazione, e, con esse, la frammentazione dell'audience delle reti della televisione (tendenza destinata ad accentuarsi con il passaggio completo verso il digitale), quanto più si regolamenta e statalizza il settore pubblico.

2. La Legge del 5 marzo 2009 e il Decreto sul «Cahier des charges » assegnato a France Télévisions

Mentre sotto il monopolio, prevaleva di gran lunga la definizione di servizio pubblico («Informer, cultiver, distraire” versione francese di “Informare, educare, divertire»), in regime di concorrenza si moltiplicano e si precisano viepiù gli obblighi derivanti dalla missione. Alla «liberalizzazione» della comunicazione audiovisiva si accompagna una definizione più ricca e nutrita delle missioni di servizio pubblico e degli obblighi relativa all’offerta programmata sul reti della televisione.

A. La base di tali missioni e obblighi si trova declinata in numerosi testi. E’ presente nella Legge del 30 septembre 1986 rivista dalla Legge del 5 marzo 2009, ma soprattutto si trova nel Contratto sugli obiettivi e sui mezzi e nel “capitolato d’oneri”, il Cahiers de charges assegnato a France Télévisions attraverso un decreto governativo.

La Legge del 5 marzo 2009 introduce tre riforme principali:

  • La nomina e la revoca del Presidente di France Télévisions da parte del Presidente della Repubblica previo parere conforme del Conseil Supérieur de l'Audiovisuel (l’autorità francese) e previo pare pubblico delle Commissioni culturali del Parlamento.
  • La creazione di una «Impresa unica» che trasforma le società nazionali di programmi France 2, France 3, France 4, France 5 e RFO in servizi appartenenti al gruppo France Télévisions. Lo scopo è di favorire la crescita dei mezzi in comune (mutualisation des moyens) e di sviluppare programmi destinati a tutti i nuovi supporti (televisione, Internet, telefonia mobile personale, VoD, catch up TV), in quanto la televisione pubblica deve diventare un «medium globale».
  • La soppressione progressiva della pubblicità: inizialmente dalle 20 sino alle 6 del mattino a partire dal gennaio 2009, poi in tutte le fasce con il passaggio al tutto digitale. Tuttavia, rimane aperta la discussione circa questa soppressione totale. A termine, la televisione pubblica dovrebbe essere integralmente finanziata per via di dotazioni budgetarie dello Stato, definite annualmente in un contesto di deficit pubblico molto cogente. Per ora, non è stato previsto nulla per compensare la soppressione totale della pubblicità dopo il 2012.


Questa riforma ha un triplo effetto in direzione della statalizzazione del servizio pubblico: nomina del Presidente con decreto, dipendenza in materia di budget nei riguardi del potere politico, missioni ed obblighi precisati nei minimi dettagli per decreto, ivi compresi quelli relativi al dettaglio della programmazione nei palinsesti . Molti osservatori hanno parlato di « ritorno all’ORTF», ovvero al servizio pubblico nell’era gollista, ma in un contesto molto diverso di crescente concorrenza.

B. Il nuovo e unico « Cahier des charges » del 23 giugno 2009 che fissa le missioni di servizio pubblico di France Télévisions, è l’illustrazione patente di questa statalizzazione. Con 70 articoli, entra nei dettagli della programmazione anche delle reti pubbliche. A titolo di esempio, l’articolo 4 prevede che la società diffonda quotidianamente almeno un programma culturale nella prima parte della serata, l’articolo 19 stabilisce gli orari del palinsesto del prime time: «I programmi serali iniziano attorno alle ore 20:35 su tutte le reti di France Télévisions affinché tutti i Francesi possano avere accesso ad una vera e propria seconda parte della serata fra le ore 22 e le 22:30».

In conclusione, vogliamo sottolineare i due paradossi che agitano e scuotono la regolazione della televisione francese - e in parte della tv europea. Il primo spinge in direzione di un’accresciuta - se non addirittura « pignola » - regolazione della televisione pubblica mano a mano che si estende la deregolamentazione e la digitalizzazione dell’insieme del settore audiovisivo. Il secondo paradosso tende ad opporre il principio economico della concorrenza con le politiche industriali di sostegno ai nostri gruppi privati «campioni » nazionali o europei. Per rinnovare la televisione pubblica occorre uscire da questi paradossi attraverso una regolazione del comparto audiovisivo nel suo insieme, tale da applicarsi sia al settore pubblico sia a quello privato, qualunque siano i supporti e le piattaforme utilizzati, e non più esclusivamente attraverso un approccio settoriale e limitato a disciplinare il servizio pubblico.

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Vedere anche:

CONFERENZA INFOCIVICA 2009 Torino, Rai - Prix Italia
E' POSSIBILE COSTRUIRE UNA TELEVISIONE PUBBLICA EUROPEA?
Problemi e prospettive aperte dal Trattato di Lisbona

Multimedia Audio 2009 CONFERENZA INFOCIVICA

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